L'app Immuni scarica la batteria dello smartphone?

L'app Immuni scarica la batteria dello smartphone?

Immuni utilizza la tecnologia Bluetooth Low Energy per scambiare un quantitativo minimo di dati, pesando molto poco sui consumi della batteria.
L'app Immuni scarica la batteria dello smartphone?
Immuni utilizza la tecnologia Bluetooth Low Energy per scambiare un quantitativo minimo di dati, pesando molto poco sui consumi della batteria.

Fin dal suo concepimento iniziale, l’app Immuni è stata pensata sui principi del Bluetooth Low Energy – che già dal nome lascia intendere il fatto che si tratti di una tecnologia pensata per ridurre i consumi energetici. Per il corretto utilizzo dell’app, il Bluetooth deve pertanto restare attivato, il che potrebbe restituire la sensazione di avere un pesante consumo di risorse energetiche ed un abbassamento dell’autonomia della batteria.

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Ciò è vero soltanto in parte: il consumo ovviamente c’è e l’autonomia si riduce, ma per il suo funzionamento il quantitativo di risorse richiesto è in realtà del tutto minimo (trascurabile?) e non va quindi ad inficiare l’esperienza quotidiana abituale con il proprio device.

Quanta batteria consuma Immuni?

Dei consumi del Bluetooth Low Energy se ne parlava su Punto Informatico nel 2009, quando questo nuovo standard venne introdotto ufficialmente sul mercato:

Come suggerisce il nome, Bluetooth LE assorbe una frazione dell’energia elettrica richiesta dalla specifica standard: questo però a sacrificio della velocità, pari a 1 Mbps contro i 24 Mbps di Bluetooth 3.0 e i 3 Mbps di Bluetooth 2.1. […] Bluetooth LE è stata concepito soprattutto per i dispositivi alimentati con piccole batterie, come quelle a bottone, dove può funzionare per anni prima di richiedere la sostituzione della pila. Il nuovo protocollo a basso consumo è dunque adatto a orologi da polso, auricolari, dispositivi per il telecontrollo dello stato di salute, cardiofrequenzimetri ecc. Bluetooth SIG corteggia in modo particolare il settore sanitario, dove Bluetooth LE può offrire anche il supporto alla cifratura AES con chiavi da 128 bit.

Lo standard nasceva esattamente con gli scopi per i quali viene oggi utilizzato: senza necessità particolari in termini di velocità, ma semplicemente per lo scambio di piccole informazioni che tracciano una distanza, un contatto ed un tempo di comunicazione tra i due dispositivi in prossimità. Il tutto senza drenare risorse dal dispositivo, per poter così continuare a lungo ed in modo quasi impercepibile in termini di autonomia.

Come scaricare l’app Immuni: CLICCA QUI

Nello specifico i dati scambiati tra gli smartphone con installata e attiva l’app Immuni possono essere informazioni quali le chiavi crittografiche relative al proprio account (continuamente modificate, tali pertanto da non poter essere tracciate), nonché la distanza approssimativa a cui si trovano reciprocamente gli smartphone. Ciò consente all’app di valutare la natura del contatto: se si registra un contatto di pochi secondi ed a grande distanza non scatterà alcun allarme poiché difficilmente il contagio può essere avvenuto; viceversa, se il contatto è prolungato ed a breve distanza, il contatto sarà considerato attivo e potrebbe abilitare l’invio della notifica in caso di positività a seguito di test clinico.

Dopo le prime 12 ore di installazione un nostro dispositivi di test ha misurato un consumo pari a circa 4mAh: è sufficiente parametrare questo valore con la capienza del proprio smartphone per comprendere quanto poco impatto abbia sui consumi generali durante una giornata di utilizzo normale. Va segnalato inoltre come l’app sia pensata per una frequenza maggiore di aggiornamento da server remoto (con ritmi più frequenti rispetto alle 4 ore abituali) qualora il device sia collegato alla rete elettrica: questo perché non si pregiudica l’autonomia del dispositivo e lo si rende pertanto sempre tracciabile e sempre attivo.

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Pubblicato il
2 giu 2020
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