Secondo le fonti del Financial Times, la Commissione europea dovrebbe comunicare l’avvio di un’indagine nei confronti di Meta nei prossimi giorni. Riguarderà l’assistente AI integrato in WhatsApp e verrà valutato il rispetto della legge antitrust. Si tratta in pratica della stessa criticità evidenziata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) in Italia.
Abuso di posizione dominante?
Meta AI è arrivato in Europa a fine marzo. L’integrazione nell’app di messaggistica è stato “forzato” dall’azienda di Menlo Park. Gli utenti non possono disattivare l’assistente o rimuovere il fastidioso pulsante. Ovviamente i messaggi vengono inviati ai server di Meta e terze parti per avere risposte più pertinenti.
La Commissione europea dovrebbe avviare un’indagine per violazione della legge antitrust, quindi non del Digital Markets Act che l’azienda californiana deve rispettare essendo un gatekeeper. L’integrazione di Meta AI in WhatsApp potrebbe essere considerato un abuso di posizione dominante, in quanto viene ostacolata la concorrenza.
L’accusa è dunque identica a quella che ha portato all’avvio dell’indagine da parte di AGCM in Italia. Il procedimento istruttorio è stato recentemente esteso, in quanto Meta vieta l’uso di chatbot di terze parti. ChatGPT e Copilot non saranno più disponibili in WhatsApp dal 15 gennaio 2026.
Un portavoce di Meta ha commentato con la stessa risposta fornita all’autorità italiana:
Respingiamo con forza queste accuse infondate. L’API di WhatsApp non è stata progettata per essere utilizzata con chatbot di intelligenza artificiale e farlo comporterebbe un grave sovraccarico dei nostri sistemi. Il recente aggiornamento non ha alcun impatto sulle decine di migliaia di aziende che forniscono assistenza ai clienti e inviano comunicazioni rilevanti, né sulle aziende che utilizzano l’assistente AI che preferiscono per conversare con la propria clientela.
Meta ha ricevuto una sanzione di 200 milioni di euro per la violazione del Digital Markets Act (all’inizio di luglio ha comunicato che presenterà appello). Nel frattempo, WhatsApp ha rispettato l’obbligo dell’interoperabilità consentendo lo scambio di messaggi con BirdyChat e Haiket.
Aggiornamento (4 dicembre 2025, 13:37)
Abbiamo ricevuto in redazione la posizione ufficiale dell’azienda, attribuita a un portavoce di WhatsApp. Eccola.
Le accuse sono prive di fondamento. La crescente diffusione di chatbot di intelligenza artificiale sulla nostra Business API genera un sovraccarico dei nostri sistemi, che non sono stati progettati per supportare questo tipo di utilizzo. Tuttavia, il settore dell’IA è altamente competitivo e le persone possono accedere ai servizi che preferiscono in molti modi diversi: tramite app store, motori di ricerca, servizi email, integrazioni con terze parti e sistemi operativi.