Meta Aria Gen 2, occhiali con realtà aumentata e sensori biometrici

Meta Aria Gen 2, occhiali con realtà aumentata e sensori biometrici

Con sensori biometrici, chip AI integrato e tracciamento oculare, gli Aria Gen 2 di Meta mostrano come sarà la prossima generazione di occhiali smart.
Meta Aria Gen 2, occhiali con realtà aumentata e sensori biometrici
Con sensori biometrici, chip AI integrato e tracciamento oculare, gli Aria Gen 2 di Meta mostrano come sarà la prossima generazione di occhiali smart.

Meta ha appena svelato una versione aggiornata degli occhiali più avanzati che probabilmente non metteremo mai sul naso. Gli Aria Gen 2 sono l’evoluzione degli occhiali sperimentali che Meta usa per la ricerca sull’intelligenza artificiale e la realtà aumentata. Non hanno schermo, non si possono comprare, ma potrebbero essere la base per gli occhiali smart del futuro.

Cosa hanno di speciale gli occhiali Meta Aria Gen 2?

Gli Aria Gen 2 non sono occhiali normali che fanno finta di essere smart. Sono dei computer indossabili, che raccolgono dati su come interagiamo con il mondo. Hanno telecamere che seguono gli occhi, sensori che capiscono dove ci si trova nello spazio, e microfoni che distinguono la propria voce da quella degli altri. La novità più interessante è nel nasello. C’è un sensore per misurare il battito cardiaco e un microfono a contatto che filtra i rumori di fondo. È la prima volta che Meta mette sensori biomedici in occhiali di questo tipo.

Gli occhiali pesano solo 75 grammi, meno dei Ray-Ban Meta, ma più dei normali occhiali da vista. Hanno un’autonomia di 6-8 ore. Non male per un dispositivo pieno di sensori e processori.

L’intelligenza artificiale che lavora negli occhiali

Gli Aria 2 Gen integrano un chip AI di Meta che elabora tutto direttamente negli occhiali. Niente cloud, niente ritardi. Il riconoscimento vocale, il tracking degli occhi e delle mani, e la mappatura dell’ambiente avvengono in tempo reale sul dispositivo. È un approccio completamente diverso dai primi Aria del 2020, che si limitavano a registrare tutto per poi elaborare i dati sui computer. Ora gli occhiali “capiscono” quello che sta succedendo in tempo reale.

L’elaborazione locale significa anche più privacy e meno dipendenza dalla connessione Internet. Gli occhiali funzionano anche se si è offline, cosa non scontata per dispositivi così avanzati.

Meta non vende questi occhiali. Li distribuisce solo a ricercatori universitari, aziende che fanno ricerca, e ai suoi dipendenti nei laboratori Reality Labs e FAIR AI. I primi Aria hanno già contribuito a creare dataset importanti per la computer vision e la robotica. Università come Georgia Tech e aziende come BMW li usano per migliorare i robot umanoidi e integrare realtà aumentata nelle auto.

Il progetto più interessante è quello con Envision, un’organizzazione che aiuta persone con problemi di vista. Stanno testando gli Aria Gen 2 per guidare le persone non vedenti negli spazi interni usando suoni spaziali, come una sorta di GPS audio avanzato. Anche se non possiamo avere gli Aria Gen 2, molte delle loro tecnologie finiranno probabilmente nei prossimi Ray-Ban Meta o negli Oakley smart che Meta starebbe sviluppando per gli sportivi.

Il sensore del battito cardiaco sarebbe perfetto per occhiali pensati per chi fa sport. Il microfono a contatto potrebbe migliorare la privacy riducendo l’audio che si sente dall’esterno. E l’autonomia di 6-8 ore farebbe dimenticare uno dei problemi principali degli attuali Ray-Ban Meta.

Anche il tracking degli occhi potrebbe arrivare presto negli occhiali consumer, soprattutto se Meta vuole davvero lanciare occhiali con display AR nei prossimi anni.

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
5 giu 2025
Link copiato negli appunti