Monopolio Android: Google contesta la sanzione in UE

Monopolio Android: Google contesta la sanzione in UE

Durante l'udienza alla Corte di Giustizia, Google ha evidenziato gli errori commessi dalla Commissione europea durante l'indagine su Android.
Monopolio Android: Google contesta la sanzione in UE
Durante l'udienza alla Corte di Giustizia, Google ha evidenziato gli errori commessi dalla Commissione europea durante l'indagine su Android.

Google ha illustrato davanti ai giudici della Corte di Giustizia dell’Unione europea gli errori commessi dalla Commissione nel procedimento che ha portato alla sanzione di 4,34 miliardi di euro per abuso di posizione dominante con Android. Lo scontro legale dura da oltre sei anni e dovrebbe terminare nei prossimi mesi.

Altre indagini in corso

Al termine dell’indagine avviata ad aprile 2015, la Commissione europea ha inflitto a Google una sanzione di 4,34 miliardi di euro per tre pratiche anticoncorrenziali: obbligo per i produttori di installare le app Search e Chrome, divieto di vendere dispositivi con versione di Android diverse da quella approvata da Google e pagamento di una percentuale sui guadagni pubblicitari (solo se non viene installato un motore di ricerca concorrente).

Il ricorso presentato da Google al Tribunale generale dell’Unione europea è stato respinto quasi totalmente. È stata solo annullata la parte della decisione della Commissione relativa al “revenue sharing”, in quanto non rappresenta un abuso. La sanzione è stata quindi ridotta a 4,125 miliardi di euro.

L’azienda di Mountain View ha presentato ricorso alla Corte di Giustizia e, durante l’udienza di oggi, ha evidenziato i “gravi errori” commessi dalla Commissione durante il procedimento. Secondo gli avvocati, Android offre più scelta rispetto a iOS e le presunte restrizioni non ostacolano la concorrenza.

La sentenza finale arriverà nei prossimi mesi. Google ha già perso il ricorso contro la sanzione di 2,42 miliardi di dollari per il servizio di comparazione dei prezzi. Sono invece ancora in corso le indagini sul display advertising e quelle per la possibile violazione del Digital Markets Act.

Fonte: Bloomberg
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Pubblicato il
28 gen 2025
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