Occupazione, un bollettino di guerra per le aziende ICT

Occupazione, un bollettino di guerra per le aziende ICT

Texas Instruments, IBM, FIM, Sprint. Sono solo alcuni dei grandi gruppi dell'ICT mondiale che hanno annunciato piani di licenziamenti per fare fronte alla difficile congiuntura
Texas Instruments, IBM, FIM, Sprint. Sono solo alcuni dei grandi gruppi dell'ICT mondiale che hanno annunciato piani di licenziamenti per fare fronte alla difficile congiuntura

Leggendo i numeri sembra di assistere ad una lotteria: 6000 a Philips, 3400 a Texas Instruments, 1000 ad AMD, 2400 a IBM, 100 persino dalle parti di Fox Interactive Media. E invece non si tratta di una lotteria, ma di una lista (peraltro solo parziale) dei licenziamenti annunciati negli ultimi giorni da grandi player del settore IT. Perché la crisi, spiegano gli analisti, continua a battere duro anche sui comparti più innovativi. E forse il peggio deve ancora venire.

Le difficoltà dei lavoratori impiegati nelle aziende hitech, in realtà, sono solo un riflesso della più generale crisi esperita dall’economia globale. Nei soli Stati Uniti, documenta il Washington Post , sono stati annunciati negli ultimi due giorni 55000 licenziamenti, ed il numero di cittadini senza lavoro è il più alto registrato dagli anni Ottanta ad oggi. Sono 4,6 milioni i lavoratori che percepiscono un sussidio di disoccupazione e sono 22 (su 30) le aziende quotate Dow Jones che hanno annunciato licenziamenti tra Ottobre 2008 ed oggi.

In questo quadro, anche i giganti dell’hitech mostrano segni evidenti di sofferenza.
Nel quarto trimestre 2008, praticamente tutti i grandi gruppi hanno subito contrazioni significative nei propri ricavi ed alcuni – come Philips – sono andati in rosso (1,47 miliardi di euro le perdite accumulate dal colosso olandese). Nel trimestre precedente, per fare ancora un esempio, Texas Instruments aveva visto i propri profitti crollare a 107 milioni di dollari (contro i 753 di dodici mesi prima).

Di qui ad avviare ristrutturazioni e licenziamenti, il passo è stato breve.

IBM ha annunciato l’intenzione di lasciare a casa 2800 persone – tra cui oltre 800 ingegneri del software e diversi dirigenti – mentre l’ISP nordamericano Sprint (il terzo per dimensioni negli USA) ne licenzierà ben 8000. Texas Instruments, pesantemente colpita dalla crisi nelle vendite di cellulari, è pronta a tagliare il 12% della propria forza lavoro (pari a 3400 persone), mentre il produttore di set top box Vudu ne allontanerà il 15% . E neanche le internet company sono immuni dal contagio: Fox Interactive Media, il braccio digitale di Fox, ridurrà la propria forza lavoro di 100 unità con tagli all’organico di Photobucket, MySpace, Scout Media ed altri.

“I consumatori hanno smesso di comprare” ha detto al Wall Street Journal il CEO di Philips Gerard Kleisterlee. “Diverse linee di prodotto fondamentali – come l’elettronica di consumo, i televisori, ed i fari per automobile di nuova generazione – si sono arrestati completamente. Non sappiamo quando tutto questo finirà, per cui dobbiamo essere realisti nella gestione del nostro business”.

Negli ultimi mesi, gli scricchiolii si erano fatti sempre più forti lungo tutto il perimetro del comparto hitech. Le prime avvisaglie si erano avute già in Ottobre , con riduzioni significative negli investimenti di venture capital e licenziamenti da parte di alcuni grandi player. Poi, con il passare dei mesi, la situazione è precipitata, al punto che persino Google e Microsoft non escludono tagli al personale .

Secondo molti osservatori – e imprenditori – l’unica via d’uscita dalla crisi è legata all’introduzione di robuste misure di sostegno pubbliche, sotto forma di sussidi ed investimenti diretti. Ma non mancano le voci secondo le quali un eventuale intervento pubblico sarebbe già “fuori tempo massimo”, ed un ulteriore inasprimento della crisi alle porte. Interpellato dal Washington Post, il capo dell’ufficio studi di Standard & Poor’s David Wyss ha dichiarato ad esempio: “Se le misure di stimolo arrivano in fretta, l’iniezione di denaro sarà senz’altro di aiuto per l’economia. Anche se qualche mese fa sarei stato più ottimista di oggi: nell’ultimo periodo le cose sono precipitate ad una velocità che nessuno di noi si aspettava”.

Giovanni Arata

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Pubblicato il
29 gen 2009
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