UE, il no dei banchieri a Bitcoin

UE, il no dei banchieri a Bitcoin

Intervento contro le monete virtuali: possono essere rubate, possono perdere valore e, soprattutto, non hanno alcuna autorità a controllarle
Intervento contro le monete virtuali: possono essere rubate, possono perdere valore e, soprattutto, non hanno alcuna autorità a controllarle

La European Banking Authority (EBA) ha avvertito dei rischi connaturati all’utilizzo delle monete virtuali: l’attacco è, naturalmente e direttamente, rivolto a Bitcoin.

Dopo l’ opposizione da parte della Banca centrale di Pechino, gli avvertimenti di quella francese, i sequestri delle autorità statunitensi e, da ultimo, il blocco da parte della Banca di Corea, Bitcoin deve vedersela anche con la dura opinione dei banchieri europei che, dopo aver tenuto sotto osservazione la moneta virtuale per tre mesi , sta prendendo in considerazione se regolarne l’utilizzo o proibirlo.

Per il momento, EBA ha sottolineato come i soldi crittografici non diano alcuna garanzia di stabilità, mettano gli utenti a rischio di perderli e possano essere rubati da cracker. A parte queste evidenti somiglianze con le monete ufficiali, il problema di Bitcoin risiederebbe nel fatto che manchi dei più minimi controlli e che non sia regolata da una normativa o un’autorità in grado di proteggere i consumatori nel corso delle transazioni e sulle piattaforme che le ospitano.

La moneta crittografica, infatti, non è appoggiata da alcun governo o autorità, ma il suo valore dipende interamente dalla fiducia dei consumatori, che peraltro per il momento l’hanno premiata fino ad avere un boom che le ha fatto superare quota mille dollari: dal momento che è anche oggetto di trattazioni in Borsa, gli allarmi lanciati nei suoi confronti potrebbero creare anche effetti distorsivi del mercato, nella più classica delle ipotesi di profezie auto-avveranti.

<img src="http://www.punto-
informatico.it/punto/20131213/bitcloin.png” ALT=”usb” title=”UE, no dei banchieri a Bitcoin”>

Infine, a preoccupare EBA sono due questioni legali: innanzitutto l’anonimato che Bitcoin offre ai suoi utenti la rende uno strumento pericoloso per le transazioni illegali online o per il riciclaggio di soldi sporchi ; inoltre sui portafogli virtuali si dovrebbero pagare le tasse, dandone chiara comunicazione alle autorità fiscali.
Tutti questi dubbi, già espressi anche da altre autorità bancarie, fermano solo in parte la diffusione della crittomoneta.

Così, se Apple ha chiesto all’app Gliph di rimuovere l’opzione di pagamento con Bitcoin, la valuta virtuale ha conquistato anche il mercato dei venture capitalist : Andreessen Horowitz, per esempio, ha annunciato investimenti da 25 milioni di dollari a favore della startup Coinbase, che offre una serie di servizi correlati alle transazioni in Bitcoin.

Claudio Tamburrino

Fonte immagine

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
16 dic 2013
Link copiato negli appunti