UE verso la regolamentazione dei robot

UE verso la regolamentazione dei robot

I robot più avanzati, dotati di intelligenza artificiale e capacità di apprendimento, rappresentano un'importante opportunità. Ma celano anche rischi da prevenire. Secondo il Parlamento Europeo servono nuove regole
I robot più avanzati, dotati di intelligenza artificiale e capacità di apprendimento, rappresentano un'importante opportunità. Ma celano anche rischi da prevenire. Secondo il Parlamento Europeo servono nuove regole

Il Parlamento Europeo ha elaborato a fine maggio una raccomandazione rivolta alla Commissione affinché elabori nuove norme di diritto civile in tema di robotica . Non sono tanto le questioni tecniche o meccaniche relative alla progettazione ad aver bisogno di regolamentazione quanto piuttosto i temi legati all’ impatto dei robot nella vita quotidiana . I tempi, secondo il Parlamento Europeo, sono ormai maturi per fornire ad esempio una chiara definizione di ciò che si intende con il termine robot e tutti gli annessi del caso.

I, Robot, copertina della prima edizione del 1950

L’intelligenza artificiale si è spinta ben oltre il confine immaginabile solo pochi anni fa, con impatti etici e sociali . Le macchine si sono evolute e hanno acquisito un’autonomia inaudita grazie all’impiego di sensori avanzati e sistemi di interconnessione in grado di agevolare l’interazione con l’ambiente circostante. I moderni robot sono in grado di adattare il loro comportamento in base alle sollecitazioni esterne ricevute e agire, in alcuni casi, come fossero esseri umani. Alla base di questa evoluzione, non regolamentata, ci sono la capacità di auto apprendere (machine learning) e la capacità di elaborare in maniera intelligente gli stimoli.

Prima che la possibile invasione di robot prenda realmente piede è indispensabile stabilire criteri per la loro classificazione e considerare eventuali fattori di rischio come pericoli per la sicurezza umana, la privacy, l’integrità, la dignità, l’autonomia e la proprietà dei dati .

Al momento vige un principio di buon senso e di responsabilità nella progettazione e nella ricerca. Questo principio fondamentale dovrebbe essere supportato, secondo le istituzioni europee, da un codice etico-deontologico degli ingegneri che operano nell’ambito della robotica, accompagnato da un ulteriore codice per i comitati etici di ricerca, e modelli di licenze per progettisti e utenti.

La nuova generazione di robot, alla stregua degli umani, potrebbero essere imprevedibili e l’obiettivo è prevenire a monte l’avvento di situazioni intricate: “Nell’ipotesi in cui un robot possa prendere decisioni autonome – si legge infatti nel documento – le norme tradizionali non saranno sufficienti per attivare la responsabilità di un robot, in quanto non consentirebbero di determinare qual è il soggetto cui incombe la responsabilità del risarcimento né di esigere da tale soggetto la riparazione dei danni causati”.

La direttiva attuale e risalente al 1985 ( 85/374/CEE ) copre solamente i danni causati dai difetti di fabbricazione di un robot e a condizione che la persona danneggiata sia in grado di dimostrare il danno effettivo, il difetto nel prodotto e la connessione causale tra difetto e danno (responsabilità oggettiva o responsabilità senza colpa). Di conseguenza, spiega il documento del Parlamento Europeo, “L’ applicazione della direttiva 85/374/CEE, non sarebbe sufficiente a coprire i danni causati dalla nuova generazione di robot, in quanto questi possono essere dotati di capacità di adattamento e di apprendimento che implica un certo grado di imprevedibilità nel loro comportamento, dato che imparerebbero in modo autonomo, in base alle esperienze diversificate di ciascuno, e interagirebbero con l’ambiente in modo unico e imprevedibile”.

Per questo motivo nel documento si invita la Commissione a valutare la possibilità di garantire uno status giuridico specifico per i robot , che attribuisca ai “robot autonomi più sofisticati” responsabilità e obblighi , considerandoli come “persone elettroniche” capaci di interagire con l’ambiente e con terzi.

Le aree attualmente grigie sono tante. Troppe. Forse la creazione di un’agenzia europea per la robotica e l’intelligenza artificiale , come auspicato dal Parlamento Europeo, potrebbe compensare almeno una parte delle carenze attuali. Il suo compito sarebbe volto a sostenere lo sviluppo del settore garantendo opportunità per tutti i Paesi dell’Unione volgendo una fondamentale attività di supervisione.

Altro aspetto che impensierisce l’Europa, a a cui l’agenzia potrebbe imprimere una direzione, è la robotica applicata nell’ambito del lavoro: “lo sviluppo della robotica e dell’intelligenza artificiale possono portare a far sì che gran parte del lavoro attualmente svolto dagli esseri umani sia svolto da robot, sollevando preoccupazioni quanto al futuro dell’occupazione e la sostenibilità dei sistemi di previdenza sociale se l’attuale base fiscale sarà mantenuta, e dando potenzialmente origine a una crescente disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza e del potere”. Secondo una ricerca di Forrester i robot (nel senso più ampio del termine) sostituiranno il 16 per cento dei lavoratori statunitensi entro il 2025. Percentuale che scende al 7 per cento se si considerano gli addetti che dovranno essere impiegati per manovrare e controllare i robot. La sensazione che i robot possano soppiantare i lavoratori umani sono per la verità sempre più numerose: Foxconn , noto produttore di elettronica cinese, ha recentemente dimezzato gli operai a favore di nuove macchine e secondo il World Economic Forum (WEF) si tratta di una tendenza volta a crescere, tanto da parlare di quarta rivoluzione industriale. Qualcuno teme che sia l’inizio della sopraffazione dei robot , da parte di quelle che un giorno l’Europa potrebbe aver definito “persone elettroniche”.

Mirko Zago

fonte immagine

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
27 giu 2016
Link copiato negli appunti