Undici paesi contro la riforma del copyright

Undici paesi contro la riforma del copyright

Undici paesi europei, Italia compresa, si sono espressi contro la riforma del copyright votata dal Parlamento Europeo: iter temporaneamente sospeso.
Undici paesi contro la riforma del copyright
Undici paesi europei, Italia compresa, si sono espressi contro la riforma del copyright votata dal Parlamento Europeo: iter temporaneamente sospeso.

Sono undici i paesi che si sono schierati contro la riforma europea del copyright. Undici voti contrari che rappresentano uno schiaffo all’approvazione presa a maggioranza dal Parlamento Europeo. Undici voti, soprattutto, che fermano l’iter: sebbene l’approvazione della riforma da parte del Parlamento sia la pietra miliare attorno a cui continuerà il processo verso la definizione della nuova regolamentazione del diritto d’autore, il voto contrario di queste ore implica un immediato stop con conseguenze di evidente impatto.

L’interruzione determina infatti una conseguenza molto importante: con ogni probabilità non sarà più possibile giungere al termine del percorso di approvazione in tempo per le prossime elezioni europee, previste per fine maggio. Insomma: il testo che ha votato l’attuale Parlamento verrà messo in nuove mani a partire dal prossimo mandato, con nuovi equilibri politici all’interno del consesso europeo e con sensibilità probabilmente differenti. La riforma europea del copyright, insomma, entra in una sorta di limbo nel quale è difficile fare previsioni circa tempi e modalità di approdo ad una nuova fase di negoziato.

Anche l’Italia è contraria

I paesi che hanno espresso parere contrario sono i seguenti: Italia, Germania, Belgio, Olanda, Finlandia, Slovenia, Polonia, Svezia, Croazia, Lussemburgo e Portogallo. Nel mirino, come noto, soprattutto gli articoli 11 (solo negli ultimi giorni Google vi si era schierato contro con una simbolica prova di forza) e 13 della direttiva, punti caldi di un testo che, se da una parte ha il merito di mettere mano ad un settore che necessita una regolamentazione nuova, dall’altra non può trovare sbocco se non modifica il proprio approccio su alcune specifiche questioni.

In discussione non sembra esserci la riforma in sé, insomma, ma specifici articoli che hanno di fatto polarizzato il dibattito attorno a due prese di posizione molto differenti. Il voto contrario giunto da un così alto numero di nazioni rappresenta l’ingresso in una situazione di stallo e, alla luce del punto a cui il negoziato era giunto, gioca a favore di chi si è finora fieramente opposto alla direttiva.

Fonte: Julia Reda
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Pubblicato il
21 gen 2019
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