USA, aumentano le email che si pagano

USA, aumentano le email che si pagano

Il 60% dell'utenza americana inizierà a ricevere email commerciali certificate, inviate a pagamento: gli ISP parlano di protezione antispam, ma avanza un sistema di posta elettronica a due corsie
Il 60% dell'utenza americana inizierà a ricevere email commerciali certificate, inviate a pagamento: gli ISP parlano di protezione antispam, ma avanza un sistema di posta elettronica a due corsie

CertifiedEmail , l’email garantita, è immune ai filtri antispam, spicca fra i messaggi ricevuti marchiata da una coccarda bianca e blu: l’email è stata inviata a pagamento da un’azienda che Goodmail Systems ha valutato con cura. Non saranno più solo AOL e Yahoo! a collaborare con Goodmail per garantire alle aziende di fregiarsi del sigillo e di colpire l’attenzione del destinatario: altri quattro fornitori di servizi, segnala AP , Comcast , Cox Communications , Road Runner e Verizon entreranno nel business. E presto il servizio, per ora operativo negli States con almeno 300 brand paganti e certificati, sarà esteso al Regno Unito, con l’ adesione di numerosi operatori locali di email marketing.

I messaggi vagliati da Goodmail Systems sono prevalentemente commerciali : un quindicesimo di centesimo di euro il viatico che accompagna ogni email, che consente ai messaggi di varcare indenni i filtri antispam, come se pagassero un pedaggio. Metà della tariffa pagata spetta al provider della casella di posta , il resto a Goodmail, che garantisce per la buona reputazione del mittente. Le email vengono recapitate intatte, con link attivi e immagini: provengono da una fonte certificata, e per il destinatario non c’è nulla da temere.

La mission di Goodmail Systems è offrire un salvagente ai netizen , le cui caselle di posta, protette da filtri perlopiù inefficaci, sono spesso inondate da spazzatura . Le comunicazioni commerciali mediate da Goodmail provengono infatti da fonti certificate, che hanno provveduto a richiedere all’utente il consenso preventivo e sono state autorizzate dai consumatori a rivolgere loro proposte sotto forma di direct marketing . Sono invece bandite le proposte commerciali che provengano da aziende con meno di un anno di vita, o già sotto accusa per essere distributrici di spam. In questo modo, si legge nel comunicato stampa emesso da Goodmail Systems, il consumatore è certo di poter distinguere quelli che sono “i messaggi legittimi che vuole ricevere”, quelli contrassegnati dall’iconcina bianca e blu, dai messaggi “di dubbia autenticità o sicurezza”.

Gli operatori che hanno raccolto l’appello di Goodmail, affiancandosi a Yahoo! e AOL nel corso del 2007, raccoglieranno il 60% dell’utenza americana . La diffusione di massa del servizio è probabile riaccenderà opposizioni e proteste inascoltate da parte delle associazioni a tutela dei diritti digitali, al momento sopite.
C’è fra i commentatori alla notizia, chi già torna a parlare di commercio dell’attenzione : le aziende, grazie alla mediazione di Goodmail, corrispondono denaro ai fornitori di servizi in cambio dell’accesso all’utente. Altri prefigurano scatole cinesi di sistemi antispam a pagamento per bloccare lo spam certificato a pagamento.

La posta elettronica a pagamento, avvertivano già lo scorso anno i firmatari della petizione DearAOL , rischia di determinare anche per le email un problema di net neutrality : solo coloro che possono pagare si assicurano l’accesso al canale privilegiato, mentre coloro che non possono restano imbrigliati nei filtri antispam. A creare questo sistema di posta elettronica a doppia corsia sono i fornitori di servizi: gioca a loro favore inasprire i sistemi antispam, capaci di cestinare anche la corrispondenza non-indesiderata, rendendo di fatto indispensabile la certificazione della posta, per la quale gli stessi fornitori di servizi vengono retribuiti.

Di tutt’altra opinione gli operatori che hanno stretto accordi con Goodmail Systems. Riassume il loro atteggiamento Richard Gingras, CEO e cofondatore di Goodmail: “Questi ISP -e i mittenti di CertifiedEmail- si preoccupano della sicurezza dei loro utenti”.

Gaia Bottà

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
8 giu 2007
Link copiato negli appunti