Viacom, ritorno in aula contro il Tubo

Viacom, ritorno in aula contro il Tubo

Gli avvocati del conglomerato statunitense cercano di convincere i giudici a New York che è stato commesso un grave errore: YouTube avrebbe lucrato sulle violazioni del copyright, quindi la legge non sarebbe dalla sua parte
Gli avvocati del conglomerato statunitense cercano di convincere i giudici a New York che è stato commesso un grave errore: YouTube avrebbe lucrato sulle violazioni del copyright, quindi la legge non sarebbe dalla sua parte

A prendere la parola è stato l’avvocato Paul Smith, davanti ad un panel di tre giudici della Corte d’Appello di Manhattan. Il colosso Viacom ancora una volta contro YouTube, nel tentativo di ottenere un ribaltone che avrebbe del clamoroso. La piattaforma di video sharing condannata per violazione massiva del diritto d’autore.

Il conglomerato di media statunitensi è dunque tornato alla carica contro il portalone di Google, che non dovrebbe affatto godere delle acque sicure garantite agli intermediari dal safe harbor previsto dal DMCA. I tre giudici di New York dovrebbero pertanto ammettere l’errore commesso in primo grado , quando il Tubo era stato assolto.

L’avvocato Smith ha ora sottolineato come YouTube fosse pienamente consapevole delle violazioni tra i meandri del suo sito . “Questa gente ha fatto soldi con la proprietà altrui”, ha aggiunto lo stesso Smith. Lasciare in pace le attività del portalone significherebbe far dilagare le infrazioni su Internet.

A Smith hanno ovviamente risposto i legali di YouTube: la piattaforma di video sharing avrebbe sempre rimosso tutte le clip illecite grazie a tecnologie apposite come Content ID : “Facciamo A e B e gli avvocati di Viacom ci dicono che avremmo dovuto fare E e F. Allora facciamo E e F e ci rispondono che invece dovevamo fare G e H”.

Insomma, YouTube è arroccato sulle sue posizioni, forte della sentenza in primo grado favorevole. Viacom era partita ancora all’assalto alla fine dello scorso anno, sottolineando come il Tubo avesse lucrato sulle clip illecite. Dettaglio che farebbe agitare le acque calme del safe harbor garantite dalla legge agli intermediari.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 19 ott 2011
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