I colossi dei social media accettano la sfida dell’Unione Europea per combattere l’hate speech sulle loro piattaforme. Facebook, Instagram, YouTube, TikTok e X hanno aderito al nuovo “Code of Conduct on Countering Illegal Hate Speech Online Plus“. Un nome lunghissimo per un impegno volontario, ma non per questo meno importante.
I giganti del web firmano il codice di condotta UE contro l’odio online
Le big tech si impegnano a essere più trasparenti su come individuano e riducono i discorsi d’odio. Soprattutto, promettono di esaminare “almeno due terzi delle segnalazioni” entro 24 ore. Insomma, garantiscono di fare di più e meglio per arginare un fenomeno sempre più diffuso. Come ha ricordato il commissario UE Michael McGrath, l’hate speech “minaccia i valori e i diritti fondamentali dell’UE e la stabilità delle nostre democrazie”.
Attenzione però: il codice di condotta è volontario, non prevede sanzioni per chi non lo rispetta. Tant’è che Elon Musk nel 2022 aveva ritirato Twitter (ora X) da un simile accordo sulla disinformazione. Ma stavolta c’è una novità: il codice è stato integrato nel Digital Services Act (DSA), la nuova legge UE sui servizi digitali. Quindi aderire al codice aiuterà le piattaforme a dimostrare di rispettare gli obblighi del DSA sulla moderazione dei contenuti illegali. Non sarà vincolante, ma di certo le metterà sotto una lente d’ingrandimento.
L’odio online, una minaccia amplificata dai social
D’altronde l’hate speech online è un problema sempre più pressante. Come ha detto McGrath, “l’odio e la polarizzazione sono minacce per i valori e i diritti fondamentali dell’UE e minano la stabilità delle nostre democrazie. Internet sta amplificando gli effetti negativi dell’incitamento all’odio“. Ecco perché l’UE spera che questo Codice di condotta+ faccia la sua parte per “garantire una risposta robusta“.
Il codice di condotta UE è un passo avanti nella lotta all’odio online, ma non è certo la soluzione definitiva. Molto dipenderà dalla buona volontà delle piattaforme di rispettare gli impegni presi. E dalla capacità dell’UE di monitorare e far pressione perché lo facciano davvero. La strada per un web più civile e rispettoso è ancora lunga e tortuosa. Ma almeno, è un inizio.