Quando si parla di AI per la scrittura, la prima cosa che viene in mente è usarla per scrivere il 100% del contenuto. Ma fermarsi qui sarebbe come usare uno smartphone solo per telefonare! L’idea che l’intelligenza artificiale serva solo a farci risparmiare tempo producendo testi al posto nostro è davvero limitante.
Il vero potenziale sta nella collaborazione intelligente: noi mettiamo la creatività, l’esperienza e il tocco personale, mentre l’AI aiuta a esplorare idee, perfezionare il tono e strutturare meglio i contenuti. Non si tratta di delegare, ma di dare vita una sinergia per ottenere un risultato superiore a quello che potremmo ottenere da soli.
4 trucchi per creare contenuti originali ed efficaci con l’AI
1. Generare idee a non finire
La sfida di ogni content creator è trovare sempre spunti nuovi. È fondamentale per fidelizzare il pubblico e non farselo soffiare dalla concorrenza. Il web è pieno di tecniche per stimolare la creatività. Una delle più gettonate è riutilizzare i vecchi post di successo, riconfezionandoli in una veste nuova.
Naturalmente, si può replicare questo approccio anche con l’AI, ma invece di riutilizzare articoli interi basta prendere i titoli più performanti, ad esempio 5 o 6, e darli in pasto a ChatGPT, con un prompt del genere: “Ecco 5 titoli di articoli che ho già scritto: [elenco dei titoli]. Cerca di capire il tema comune e usalo per generare altri 10 titoli simili su cui potrei scrivere.”
Si può anche chiedere a ChatGPT di allungare la lista. Inoltre, si può provare lo stesso prompt con altri chatbot AI come Claude o Gemini per vedere che idee suggeriscono. Con questo metodo, le idee per i contenuti non mancheranno mai.
2. Il prompt dei prompt
Con l’AI vale la regola “garbage in, garbage out” (letteralmente “spazzatura dentro, spazzatura fuori”). Significa che la qualità del risultato dipende da quella del prompt. Non a caso si parla di “arte del prompt engineering“. Perciò se il prompt è impreciso o mal formulato, anche l’output sarà di scarsa qualità.
Se non si ha molto tempo per imparare a padroneggiare queste tecniche, si può sempre ricorre a template pronti da modificare all’occorrenza. Ma c’è una terza via, facile e geniale: far generare il prompt all’AI. Come? Scrivendo un prompt banale e chiedendo a ChatGPT di migliorarlo.
Facciamo un esempio. Dobbiamo scrivere un testo di vendita, ma non abbiamo tanta voglia di spremere le meningi per tirare fuori qualcosa di spettacolare. E che ci vuole, basta chiedere all’AI, no? Si, ma c’è un problema: magari facciamo pena anche a inventare prompt… Che si fa?
Usando l’hack del prompt, basta partire da qualcosa di insipido tipo: “Scrivi un testo promozionale per il mio corso di Facebook Ads. Il corso trasforma i principianti in pubblicitari professionisti e aiuta le aziende a creare annunci che convertono.”
Invece di passarlo subito a ChatGPT, si può chiedere di usarlo per generare un prompt migliore, così: “Immagina di essere un copywriter esperto e uno specialista di Facebook Ads. Usa la tua competenza in entrambi i campi per riscrivere questo prompt, in modo che io ottenga una risposta eccezionale quando lo darò in pasto a un chatbot [inserire il prompt banale]”
Ecco il prompt rivisto e corretto dal chatbot di OpenAI: “Scrivi un testo promozionale persuasivo per un corso di Facebook Ads rivolto a principianti. Il corso insegna a creare campagne pubblicitarie che convertono, trasformando anche chi non ha esperienza in un esperto capace di gestire annunci di successo per aziende di ogni tipo. Usa uno stile energico e motivante, con un forte focus sui benefici pratici (come aumentare il ROI e generare più vendite). Includi un invito all’azione chiaro e irresistibile per spingere l’utente a iscriversi oggi stesso.”
La differenza è abissale!
3. Titoli a effetto
A volte il cervello va a mille mentre si scrive, per poi incepparsi sul più bello quando è il momento di inventare un titolo accattivante. Prima dell’avvento dei chatbot, strumenti come il Blog Title Generator di Ahrefs aiutavano a superare questo blocco. Questi generatori di titoli hanno i loro limiti, ma danno una mano.
Con i chatbot AI come ChatGPT o Claude, la musica cambia. Si può usare un approccio diverso. Basta copiare e incollare l’articolo nella chat e istruirlo come segue: “Leggi con attenzione questo testo e cerca di afferrare l’argomento, poi usa quello che hai capito per proporre 3 titoli accattivanti [incollare l’articolo completo]”
Poi basta personalizzare i suggerimenti di ChatGPT secondo il proprio gusto, e il gioco è fatto. È un approccio molto più sofisticato rispetto ai classici generatori di titoli automatici, proprio perché è frutto di una reale comprensione del contenuto.
4. Ricerche con l’AI
Quando i creator usano i chatbot per documentarsi, non possono accontentarsi solo dell’opinione di ChatGPT sull’argomento. Servono anche link da seguire per verificare le informazioni e da citare nei pezzi. E in questo bisogna dire che ChatGPT non brilla particolarmente. Cita le fonti solo se glielo si chiede, e poi soffre di allucinazioni, citando fonti irrilevanti o inventate di sana pianta.
Ecco perché ci si farebbe un grosso torto a non usare Perplexity. Se si vogliono testi che suonino umani, ChatGPT e altri chatbot vanno benissimo. Ma quando servono informazioni affidabili, Perplexity dovrebbe essere sempre la prima scelta.
Perplexity è fatto apposta per scovare e riassumere contenuti dal web. Mentre ChatGPT e gli altri sono tuttofare, Perplexity è progettato per essere una versione più potente delle Overview AI di Google.
Sempre più gente usa l’AI per le ricerche perché questi chatbot permettono di fare domande dirette e avere risposte altrettanto dirette. Con Google invece si ottengono link da visitare per trovare le risposte da soli. Perplexity offre il meglio di entrambi i mondi.
L’AI, un nuovo collega di lavoro
Essere originali con l’AI è una questione di mentalità. Certo, si può usare come una “stampante” di contenuti preconfezionati – è la via più facile quando non si ha nulla di proprio da offrire al pubblico. Ma la realtà è un’altra: vince solo chi sa sfruttare l’intelligenza artificiale come un partner creativo, non come un rimpiazzo del proprio talento. Chi a usa per amplificare le proprie idee, per esplorare nuove possibilità, per creare qualcosa di veramente unico che gli altri non riescono a imitare.
È la differenza tra chi cerca scorciatoie e chi vuole crescere: invece di delegare il pensiero creativo all’AI, la trasformano in un alleato che potenzia la loro visione personale. Non è un sostituto – è un nuovo collega con cui fare squadra.