Associazione Luca Coscioni: 3 domande su Immuni

Associazione Luca Coscioni: 3 domande su Immuni

L'Associazione Luca Coscioni chiede trasparenza in merito ai processi di scelta che hanno portato il Governo verso l'app Immuni: tutto in tre domande.
Associazione Luca Coscioni: 3 domande su Immuni
L'Associazione Luca Coscioni chiede trasparenza in merito ai processi di scelta che hanno portato il Governo verso l'app Immuni: tutto in tre domande.

L’Associazione Luca Coscioni, a firma del segretario nazionale dell’associazione, Filomena Gallo, pone tre quesiti chiari al Ministro per l’Innovazione e la Digitalizzazione, Paola Pisano, a proposito dell’app Immuni:

  1. conoscere i criteri di valutazione e relativi punteggi (minimo e massimo) utilizzati dal “Gruppo di lavoro data-driven per l’emergenza COVID-19” nell’ambito dell’analisi delle proposte formulate dai partecipanti alla fast call for contribution;
  2. conoscere il numero di proposte pervenute ed indicazione dei relativi proponenti;
  3. conoscere il punteggio assegnato alla proposta selezionata e alle altre proposte presentate e ammesse a valutazione.

Accedere agli atti significa non solo conoscere, ma capire: questo chiede l’associazione, spiegando quindi nel merito l’origine del proprio approfondimento.

Immuni, tre domande per la trasparenza

Questa la spiegazione fornita:

Avevamo individuato punti molto critici dal punto di vista metodologico e il documento della Task Force visionato da alcuni giornalisti confermerebbe un problema di processo decisionale. Visto che la app non sarà obbligatoria occorre coinvolgere le persone direttamente per aver successo nella persuasione occorre esser trasparenti e inclusivi, se in effetti il parere dei 74 esperti prevedeva la condivisione delle potenzialità tecniche delle due app occorre capire quanto la sinergia dei due prodotti possa in effetti concorrere alla gestione della fase 2 e 3. Se è vero che la decisione finale deve essere della politica, occorre chiarire il perché la selezione non ha seguito l’orientamento degli esperti mentre veniva loro imputato il suggerimento di quella scelta.

I dubbi sollevati sono relativi ad un processo di scelta nella quale la task force aveva mera funzione consultiva e, nonostante la bontà degli interrogativi, alcune delle risposte sono già emerse dal report pubblicato nei giorni scorsi. Non tutto è però trasparente e l’Associazione pretende invece un’app priva di ombre: solo così – come anche la nostra redazione aveva rilevato nei giorni scorsi – si può ambire ad un’ampia comunione di intenti che porti ad una capillare installazione sugli smartphone degli italiani.

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Il cambio in corsa

Secondo quanto emerso, la scelta iniziale della task force non ha coinciso con la scelta finale dei ministeri interessati. Nel frattempo, però, erano emerse alcune novità sostanziali, quale ad esempio la piattaforma Apple/Google per il contact tracing. Col senno del poi si è trattata di una scelta opportuna – almeno in termini tecnici: secondo quanto emerso dai paesi che hanno scelto la via centralizzata (ossia quella consigliata dalla task force in una prima analisi), le app avrebbero non pochi problemi nel tracciamento e potrebbero non rivelarsi particolarmente efficaci per il contenimento dei contagi.

In attesa di capire come funzionerà Immuni e quali risultanze potrà offrire per aiutare gli italiani alle prese con la Fase 2, la scelta metodologica è parsa pertanto corretta: spiegare i “come” ed i “perché” aiuterà a rendere condivisa tale convinzione, facilitando così la diffusione dell’app una volta disponibile.

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Pubblicato il
5 mag 2020
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