Un accordo farebbe felici tutti. Microsoft, evidentemente, non ci tiene a passare di nuovo per le Forche Caudine di un procedimento di infrazione e connessa multa della Commissione Europea. E il commissario Neelie Kroes, che fino a fine 2009 sarà responsabile della concorrenza per conto dell’organismo del Vecchio Continente, ha già espresso la sua intenzione di chiudere la faccenda prima della fine del suo mandato. Quel che al momento sembra certo è che l’idea di BigM di commercializzare Windows 7E privo di Internet Explorer esclusivamente nei confini della Comunità Economica Europea non sarà la soluzione di tutti i problemi .
Sul piatto c’è la solita questione: secondo i concorrenti di Microsoft, che hanno sollevato la questione in seno alla UE, l’inclusione di IE all’interno del sistema operativo di Redmond ha di fatto causato una situazione anomala che ha condizionato e condiziona il mercato. Opera per prima, seguita da Google e Mozilla , ha spiegato e ribadito alla Commissione perché ritiene che un browser inserito in un OS faccia la differenza: la Commissione, dal canto suo, sembra aver accolto le tesi presentate da questi soggetti , e sembrerebbe incline a cercare una soluzione che riporti la competizione su un piano paritario. Magari anche cercando di ristabilire un rapporto di forze equo per far ripartire la sfida.
Microsoft ha nel frattempo elaborato un’ipotesi alternativa: gettando sul tavolo l’offerta di una versione specifica del suo prossimo sistema operativo per il mercato europeo, denominata Windows 7E, completamente priva di alcun browser. Una scelta che, a detta di Redmond, risponderebbe alle obiezioni sollevate: una scelta che, tuttavia, rischia di complicare la vita ai consumatori , che si troverebbero privi di un sistema di accesso al World Wide Web e dovrebbero quindi provvedere in qualche modo ad installare il software necessario. Nell’era del cloud computing e con tutto o quasi disponibile in Rete, la faccenda potrebbe diventare complicata, costringendo a rispolverare vecchie soluzioni quali CD e floppy di installazione.
Un’idea che pare non abbia riscosso particolare successo a Bruxelles, e che non ha trovato d’accordo neppure la concorrenza: mettere in piedi una rete di distribuzione di supporti fisici, magari gratuiti come ormai quasi ogni software di navigazione che si rispetti, avrebbe un prezzo. Un prezzo che, a parte Microsoft, rischierebbe di mettere in ginocchio i conti di parecchie realtà impegnate nella guerra del browser: fatta eccezione forse per Apple , che il suo Safari lo installa comodamente e in automatico in tutte le copie di Mac OSX su ogni Mac venduto, al riparo per il momento da ogni ritorsione grazie alla ristretta fetta di mercato in cui si muove.
Dunque, cosa fare? Da quando la guerra dei browser è cominciata (o, per meglio dire, ricominciata dopo la discesa in campo di Google con Chrome), le cose sono cambiate nel Vecchio Continente: tra IE e Firefox ormai c’è solo un’incollatura , e la corsa al primato europeo è sempre più una corsa a due con i restati concorrenti sullo sfondo a fare da dignitosi comprimari. Microsoft, sottolineano gli analisti, ha tutto l’interesse a trovare un accordo con la UE prima che scatti la procedura di infrazione formale al termine dell’indagine: in questo modo sarà possibile per BigM cercare di trattare anche sulle iniziative che l’Europa vorrà intraprendere, magari dribblando un’altra multa miliardaria .
L’alternativa potrebbe essere peggiore: attendere che il seggio attualmente occupato da Kroes passi di mano potrebbe anche significare un inasprimento della eventuale futura sanzione, visto che a oggi non è dato sapere come la penserà in materia il prossimo commissario con delega alla concorrenza . Il parere preliminare della Commissione ha già ribadito che Microsoft ha violato le norme antitrust con il suo browser, e sul piatto c’è poi anche la questione degli editor di testo e di fogli di calcolo: mettere una toppa oggi alla questione IE permetterebbe di alleggerire la propria posizione complessiva in vista di un futuro ancora incerto in materia.
Né Microsoft né la Commissione Europea hanno fino a questo punto voluto commentare sugli eventuali negoziati in corso. Comunque vada, Redmond finirà per guadagnarsi la poco invidiabile posizione di azienda più controllata del momento. Un trattamento che fino ad oggi era stato riservato essenzialmente ai produttori di tabacco e alle telco.
Luca Annunziata