UE vs Microsoft, Google è della partita

UE vs Microsoft, Google è della partita

Alla Grande G è stata concessa voce in capitolo: insieme a Mozilla potrà partecipare al procedimento che dovrà valutare la legittimità dell'accoppiata Windows-Explorer
Alla Grande G è stata concessa voce in capitolo: insieme a Mozilla potrà partecipare al procedimento che dovrà valutare la legittimità dell'accoppiata Windows-Explorer

L’Unione Europea è ancora in attesa delle risposte di Microsoft, ma promette che ai consumatori verrà assicurata la libertà di scegliere il proprio browser senza che vi sia alcun tipo di condizionamento dettato dal sistema operativo. Oltre a Mozilla, anche Google sosterrà la Commissione nel dibattimento.

La procedura , innescata da una denuncia di Opera, dovrà chiarire la posizione di Microsoft sul mercato dei browser: Redmond potrebbe aver violato le norme antitrust inoculando Internet Explorer in ogni macchina su cui gira Windows e alterando così il regime competitivo che rappresenta uno stimolo ad innovare. BigM ha ancora una manciata di giorni per rispondere alle accuse, per difendere la propria posizione e le proprie pratiche commerciali, ma già si delineano i provvedimenti che l’Antitrust Europeo potrebbe voler mettere in campo.

A paventare il quadro del prossimo futuro era già stata Microsoft nei giorni scorsi: Redmond prevedeva che la Commissione possa scegliere di tentare di pareggiare le distanze imponendo l’obbligo di consentire all’utente la scelta del browser da incastonare nella macchina, all’atto dell’ordine di un computer. Le previsioni di BigM non sembrano discostarsi dai programmi della Commissione: a rivelarlo è Jonathan Todd, portavoce di Neelie Kroes, responsabile alla Concorrenza. Qualora Microsoft a metà marzo non riuscisse a giustificare la propria posizione, ha chiarito il portavoce, “la Commissione dovrebbe decidere di imporre dei remedies che permettano agli utenti e ai produttori di compiere una scelta senza condizionamenti tra Internet Explorer e i browser di terze parti che competono sul mercato”.

Sono due le opzioni che Todd traccia per descrivere il campo d’azione dei remedies. Microsoft potrebbe dover concedere direttamente all’utente finale la possibilità di scegliere il browser o i browser da installare , contestualmente alla scelta del browser di default. Dovrebbe altresì lasciare ai produttori di hardware e agli assemblatori la possibilità di installare Windows e di offrire ai propri utenti un browser diverso da Internet Explorer.

Come stabilire quali siano i browser da far comparire fra le opzioni offerte agli utenti? “Non ce ne sono molti” osserva Todd: le stime ne rilevano una manciata , tracciano un panorama in cui le quote di Explorer si assottigliano lentamente, suggerendo che la configurazione del mercato nei prossimi anni potrebbe evolvere .

Fra i competitor di Explorer c’è chi si è già fatto avanti: è Opera ad aver segnalato all’Europa la vischiosità del mercato dei browser, mentre Mozilla si è offerta volontaria per partecipare alla procedura in qualità di terza parte coinvolta, nel nome di un web più libero e aperto. Ora anche Google si è fatta avanti per avere voce in capitolo.

“Google ritiene che il mercato dei browser sia ancora ampiamente non competitivo, il che rallenta l’innovazione per gli utenti – denuncia Sundar Pichai, dirigente di Mountain View – questa situazione si giustifica con il fatto che Internet Explorer sia legato al sistema operativo dominante di Microsoft, cosa che gli garantisce un ingiusto vantaggio sugli altri browser”. Google ritiene di poter contribuire al dibattito per individuare delle misure che sappiano ricreare un ambiente competitivo: “Naturalmente non è facile individuare delle soluzioni che permettano di risolvere un problema senza innescare degli effetti collaterali indesiderati – ammettono da Google – ma più voci prendono parte alla conversazione, più numerose sono le possibilità di successo”.

L’Europa, forse in virtù dell’abbondante punto percentuale di Chrome sul mercato, capace di superare le quote dello stesso Opera, ha garantito alla Grande G di partecipare al procedimento in qualità di terza parte interessata.

Nel frattempo, ad ammetterlo è Ballmer stesso: le quote di Internet Explorer, pur rimanendo indubbiamente sostanziose, si assottigliano. E mentre i competitor sgomitano indefessi , Microsoft confida in Internet Explorer 8 . Che potrebbe non avvalersi di una posizione esclusiva nel ventre del cavallo di Troia di Windows 7.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 26 feb 2009
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