Dazio del 145% per Cina, nuovo calo azioni Big Tech

Dazio del 145% per Cina, nuovo calo azioni Big Tech

Nuovo crollo in Borsa per le Big Tech statunitensi, dopo la conferma della Casa Bianca sul dazio totale del 145% applicato alle importazioni dalla Cina.
Dazio del 145% per Cina, nuovo calo azioni Big Tech
Nuovo crollo in Borsa per le Big Tech statunitensi, dopo la conferma della Casa Bianca sul dazio totale del 145% applicato alle importazioni dalla Cina.

Donald Trump ha sospeso l’applicazione dei dazi per 90 giorni, ma contemporaneamente ha aumentato quello per le importazioni dalla Cina. La Casa Bianca ha confermato che l’aliquota totale è del 145%. Ciò ha causato l’ennesimo calo delle azioni delle Big Tech. Secondo alcuni economisti, i dazi a tre cifre interromperanno quasi tutti gli scambi commerciali tra i due paesi.

Miliardi in fumo per le Big Tech

Tra Stati Uniti e Cina è ormai in corso una guerra commerciale senza esclusione di colpi. Trump ha avviato l’escalation con una serie di ordini esecutivi che hanno portato i dazi aggiuntivi al 125%. La Casa Bianca ha ricordato che era già in vigore il dazio del 20% introdotto perché la Cina non ha fatto nulla per impedire l’ingresso di fentanyl negli Stati Uniti. L’aliquota applicata è quindi del 145%.

Oggi è arrivata la nuova risposta del governo cinese: dazio del 125% sui beni importati dagli Stati Uniti. Il Ministro delle Finanze ha dichiarato che non ci saranno altri aumenti. Ha inoltre specificato che, in base all’attuale livello dei dazi, non ci sarà più mercato per gli Stati Uniti in Cina. In pratica, come evidenziano alcuni economisti, verranno interrotti quasi tutti gli scambi commerciali.

In seguito all’annuncio della sospensione per 90 giorni, il valore delle azioni delle Big Tech erano aumentate, dopo il crollo iniziale. La conferma dell’aliquota del 145% ha nuovamente invertito il trend.

Apple, Meta, NVIDIA, Amazon, Microsoft, Alphabet (Google) e Tesla hanno perso tra il 2% e il 7%. AMD e Intel hanno invece perso l’8%. Le conseguenze peggiori sono previste per Apple, in quanto produce la maggioranza degli iPhone nelle fabbriche cinesi. L’azienda di Cupertino ha importato più unità dall’India, ma un incremento dei prezzi è inevitabile. Portare la produzione negli Stati Uniti (come spera l’amministrazione Trump) è impossibile per diversi motivi.

Fonte: CNBC
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Pubblicato il
11 apr 2025
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