DMCA e DRM, all'industria non bastano mai

DMCA e DRM, all'industria non bastano mai

Dichiarazioni d'amore sperticate nei confronti della legge americana sul copyright e delle tecnologie di protezione arrivano dai protagonisti del settore dell'intrattenimento. Che ne chiedono una adozione più estesa
Dichiarazioni d'amore sperticate nei confronti della legge americana sul copyright e delle tecnologie di protezione arrivano dai protagonisti del settore dell'intrattenimento. Che ne chiedono una adozione più estesa

La location è la Camera di Commercio USA, l’occasione un summit anti-pirateria a cui non sono certo invitati quelli di Pirate Bay . Il fatto è una difesa a tutto campo delle restrizioni tecnologiche e legali contro la copia e la distribuzione non autorizzata dei contenuti in formato digitale, posizione sostenuta con forza da due importanti dirigenti di quella industria dell’intrattenimento che cerca disperatamente di difendere il suo status quo proprio grazie alle suddette misure.

Comincia Mike Gallagher , CEO dell’associazione dei produttori videoludici Entertainment Software Association (ESA), che eleva inni e ringraziamenti sperticati al discusso Digital Millennium Copyright Act (DMCA), la legge USA sul copyright che dal 1998 in poi proibisce tra le molte cose anche l’aggiramento delle misure di protezione di software e prodotti originali.

Gallagher definisce il DMCA di “importanza vitale” per tutti i protagonisti dell’industria, siano essi software house o produttori di console, per garantire loro il ritorno economico dagli investimenti e il lecito guadagno che permette al settore di prosperare. Grazie alla legge, che pure è stata sconfessata come fallimentare dal suo stesso autore , blockbuster del calibro del recente Halo 3 – le cui copie illegali non girano su console Xbox 360 non modificate – possono generare introiti per tutti i soggetti partecipanti alla catena della commercializzazione.

L’ executive rincara poi la dose lamentando la mancanza di “fede” nella visione indicata dal DMCA – ovvero la difesa a spada tratta del copyright – da parte degli altri paesi, Unione Europea in primis. A suo dire il DMCA è il “faro per la protezione della proprietà intellettuale nel mondo” e la UE che fa? Persegue società come Microsoft, Qualcomm e Intel a causa delle loro qualità, “forza, genio e know-how”.

Si spinge oltre la semplice difesa della norme attualmente in vigore Jeff Zucker , CEO di NBC Universal, che chiama a raccolta tutti i protagonisti di settore nella prosecuzione della battaglia contro la pirateria digitale, battaglia che verrebbe presto persa se non si prendesse in considerazione l’impiego di misure draconiane .

Ospite della stessa convention in cui è intervenuto il CEO di ESA, Zucker pretende che l’infrazione del copyright diventi il tema centrale dell’agenda di tutte le organizzazioni governative statunitensi incluse la Casa Bianca, i Ministeri, il Congresso e persino le ambasciate USA nel mondo. Il Congresso dovrebbe istituire dipartimenti specificamente pensati per la difesa della proprietà intellettuale, oltre a garantire privilegi e facilitazione alle autorità locali che combattano più attivamente la contraffazione e la pirateria.

Non bastasse questo, lo scatenato Zucker vuole che le società di intermediazione finanziaria taglino i rubinetti che supportano quei siti web attivamente coinvolti nella distribuzione di materiale illegale – un po’ come successo con Visa e AllofMP3.com insomma – che i provider, i motori di ricerca, le università e i portali che ospitano contenuti prodotti dagli utenti attivino filtri automatizzati in grado di eliminare tutto il materiale illecito ivi transitante.

Un approccio tecnologico che finora ha dimostrato di essere poco meno che fallimentare o di difficile applicazione, ma che per Zucker val la pena continuare a perseguire perché in grado di “ridurre drasticamente il traffico di prodotti contraffatti e piratati”. Per corroborare la sua chiamata alle armi, il dirigente cita lo studio di una ben nota organizzazione pro-hollywoodiana, Institute for Policy Innovation , secondo il quale i crimini contro la proprietà intellettuale fanno perdere all’economia USA 58 miliardi di dollari e 375mila posti di lavoro all’anno.

NBC si dice intenzionata, nonostante i “pericoli”, ad incrementare la propria presenza sul mercato digitale, “sradicando i vecchi modelli di business e introducendo strade del tutto nuove per raggiungere l’audience”. Prova ne sia il prossimo lancio del videoportale Hulu.com , progetto nato dalla volontà della major di correre da sola, senza dover fare i conti con le condizioni di contratto finora offerte da Jobs per la distribuzione dei contenuti su iTunes.

NBC Universal come noto ha fatto sapere che l’intesa con lo store Apple non verrà rinnovata, essendo le condizioni della suddetta non più accettabili per quanto riguarda i prezzi e i DRM “troppo leggeri”. Con Hulu, NBC farà tutto da sé potendo stabilire tutte le condizioni che vuole, DRM ultra-restrittive e prezzi folli per le hit del momento incluse. “Su schermi piccoli, medi o grandi” ha concluso Zucker, “noi saremo qui dove e come i consumatori vorranno usufruire dei nostri contenuti”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 5 ott 2007
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