Chrome ed estensioni: maggiore trasparenza sull'utilizzo dei dati

Google Chrome: più trasparenza per le estensioni

Gli sviluppatori impegnati nella realizzazione di estensioni per Chrome dovranno specificare con quali finalità raccolgono i dati degli utenti.
Google Chrome: più trasparenza per le estensioni
Gli sviluppatori impegnati nella realizzazione di estensioni per Chrome dovranno specificare con quali finalità raccolgono i dati degli utenti.

Nei giorni scorsi Google ha annunciato l’arrivo di una nuova policy relativa alle estensioni per Chrome: gli sviluppatori impegnati nella loro realizzazione e distribuzione dovranno rendere noto in modo chiaro e trasparente come e con quali finalità elaborano i dati relativi agli utenti durante le sessioni di navigazione. Una tutela in più a difesa anzitutto della privacy.

Google chiede maggiore trasparenza per le estensioni di Chrome

La regola sarà applicata a partire dal primo mese del 2021. Sarà inoltre proibito cedere a terzi le informazioni raccolte, impiegarle per scopi diversi rispetto a quelli dichiarati o farvi affidamento per l’erogazione di prestiti in denaro. Gli utenti potranno consultare i dettagli in merito a come le estensioni di Chrome trattano i loro dati a partire dal 18 gennaio 2021.

Informazioni dettagliate in merito a come le estensioni di Chrome impiegano i dati degli utenti

Non è che l’ennesima iniziativa messa in campo dal gruppo di Mountain View con l’obiettivo di rendere più sicuro l’uso delle estensioni distribuite attraverso Web Store. Un giro di vite è stato annunciato nella scorsa primavera con l’introduzione di nuove regole come il divieto di pubblicare add-on duplicati o utilizzare nomi ingannevoli solo per promuovere i download.

Il livello di allerta rimane alto. A giustificarlo la campagna spyware scovata nel mese di giugno quando circa 70 componenti aggiuntive per il browser, scaricate decine di milioni di volte, sono state eliminate dopo aver sottratto informazioni relative alla cronologia di navigazione e le credenziali di accesso ai servizi. A febbraio ne sono state eliminate altre 500 e in agosto circa 300 ritenute in grado di alterare in modo malevolo i risultati delle ricerche online.

Fonte: Chromium Blog
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Pubblicato il
23 nov 2020
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