Bitcoin, tra futuro e presente

Bitcoin, tra futuro e presente

Mentre Mt. Gox prima lascia la Fondazione Bitcoin e poi scompare dalla Rete, Goldman Sachs analizza la crittomoneta per evidenziarne le criticità
Mentre Mt. Gox prima lascia la Fondazione Bitcoin e poi scompare dalla Rete, Goldman Sachs analizza la crittomoneta per evidenziarne le criticità

Continua l’altalena di Bitcon, sospesa tra le opinioni degli operatori finanziari e le conseguenze legate alla vulnerabilità scoperta nelle settimane scorse.

L’exchange giapponese Mt.Gox era stato il primo ad evidenziare il problema legato alla cosiddetta “malleabilità delle transazioni” e ne aveva anche subito le maggiori conseguenze registrando una forte volubilità nel valore della moneta digitale scambiata attraverso i suoi canali: soffrendo nel ristabilire la normalità sulla propria piattaforma (che ha continuato a registrare pericolosi alti e bassi), ha deciso di rassegnare le proprie dimissioni dal consiglio d’amministrazione di Bitcoin Foundation .

Mt.Gox mentre infuriavano le proteste dei suoi utenti, che maggiormente hanno subito le conseguenze dello sfruttamento del bug e della gestione della crisi da parte dell’exchange, è poi improvvisamente scomparso dalla Rete , e anche il suo canale Twitter è stato ripulito . Se l’exchange giapponese tace, le speculazioni si affollano: secondo un documento rinvenuto dall’imprenditore e blogger Ryan Selkis, la cui validità è ancora da confermare, il crack di Mt.Gox varrebbe 744.408 bitcoin.

La reazione degli attori della community di BTC è stata immediata: Mt.Gox non avrebbe saputo gestire adeguatamente la situazione, tradendo la fiducia degli investitori, ma non tutti gli operatori di settore si sarebbero comportati allo stesso modo, anzi. “Crediamo fermamente in misure a tutela dei consumatori che siano trasparenti, meditate e complete – scrivono – Ci impegniamo ad aprire la strada”.

Nel frattempo, mentre la community deve ancora assorbire il colpo e mentre si aspetta il processo avviato dai gemelli Winklevoss per costituire un indice della valutazione della criptovaluta, la banca d’investimenti Goldman Sachs la studia e, dopo averla di fatto ignorata, ha iniziato ad analizzare il chiacchiericcio che si è creato intorno ad essa.
A quanto pare la necessità di trattare l’argomento dipende proprio dall’attenzione guadagnata da Bitcoin nell’ultimo anno, sia sui media che tra i consumatori.

La prima profonda analisi della banca è contenuta in un documento riservato ottenuto da Techcrunch : “Difficile – vi si legge – separare l’effetto dell’hype dalle sue caratteristiche fondamentali”.
Nel dettaglio, secondo Goldman Sachs è un problema che non ci sia un mercato dei derivati in liquidità collegato a Bitcoin, né un mercato più ampio dei fornitori B2B che possa essere usato dalle aziende per spendere i Bitcoin” e che – per esempio – Amazon non abbia in programma di accettare pagamenti in valuta Bitcoin .

L’assenza di controlli rappresenta ancora una fonte di rischi per le valute virtuali: nell’ultimo esempio tratto dalla cronaca uno studente di Harvard da solo è riuscito a sfruttare la potente rete informatica della sua università per il mining di Dogecoin . Il giovane hacker è stato tuttavia intercettato, fermato ed estromesso dall’accesso ulteriore all’infrastruttura.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
25 feb 2014
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