TikTok è salvo negli Stati Uniti, per ora. L’ordine esecutivo firmato da Donald Trump, nel giorno stesso del suo ritorno alla Casa Bianca, ha rinviato di 75 giorni l’entrata in vigore del ban per il social network. ByteDance, la società cinese che controlla la piattaforma, ha comunque l’obbligo di cederla a una realtà occidentale. Tra i possibili acquirenti c’è anche MrBeast, stando a un report pubblicato da Bloomberg.
TikTok finirà nelle mani di MrBeast?
Classe 1998, all’anagrafe James Stephen Donaldson, è il titolare del canale YouTube più seguito al mondo con 346 milioni di iscritti. Di recente ha fatto il suo debutto anche sul piccolo schermo, con la serie Beast Games in streaming su Prime Video.
Nel tentativo di scalata a TikTok, MrBeast è il nome più celebre, ma non sarebbe solo. Farebbe parte di un gruppo di investitori guidato da Jesse Tinsley, CEO di Employer.com, società che propone una piattaforma per la gestione della forza lavoro e che, a sua volta, ha da poco portato a termine l’acquisizione della canadese Bench.co, anch’essa impegnata sul fronte delle soluzioni per l’ambito aziendale.
Non è dato a sapere l’ammontare dell’offerta all-cash che la cordata sarebbe in procinto di sottoporre a ByteDance per rilevare il business americano di TikTok.
Altri dettagli svelati fanno riferimento al coinvolgimento di un team di consulenza legale già al lavoro sul potenziale affare. Ne farebbe parte anche Brad Bondi, fratello di Pam Bondi, da sempre sostenitrice (e avvocato difensore) di Donald Trump, appena scelta dal nuovo presidente USA per guidare il Dipartimento di Giustizia.
Le altre ipotesi: c’è anche Elon Musk
Un ennesimo nome celebre vicino al tycoon, quello di Elon Musk, rientra tra gli altri potenziali candidati all’acquisizione di TikTok. Ricordiamo che l’uomo più ricco al mondo già controlla X (ex Twitter) e che farà parte della nuova amministrazione a stelle e strisce, come capo del neonato Dipartimento DOGE. Si aggiungono poi Perplexity AI e Project Liberty, l’unica realtà ad aver finora formulato un’offerta formale.
Quando durante il primo mandato di Donald Trump si iniziò a valutare la cessione del social network per evitare il ban, lo stesso presidente appoggiò l’ipotesi di una vendita a Oracle (già fornitore dei servizi cloud per la piattaforma). All’epoca ci fu un interessamento concreto anche da parte di Microsoft, ma l’affare non andò in porto.